Baby Body Language

“ospitata nel profondo del nostro cuore e di quello di tutti gli esseri, senza eccezione, dimora una fonte inesauribile d’amore e di saggezza, l’obiettivo supremo è scoprire questa natura pura, essenziale, entrare in contatto con essa.” (Lama Thoubten Yeshè)

Cosa ci raccontano i bambini nei primi mesi di vita quando ancora non parlano? Cosa esprime il loro pianto, quale emozione? C’è una storia che stanno raccontando o è solo un pianto che esprime un bisogno? Guardare al bambino con queste domande aperte, con la curiosità di capire il suo linguaggio è il primo passo per entrare nella dimensione del Baby Body Language

www.inorigine.it – Conscious Embodiment Trainings CET formazione con Matthew Appleton – https://conscious-embodiment.co.uk/resources/themes/

Il Baby Body Language (BBL) è un linguaggio corporeo neonatale che viene espresso dai bambini nella fase preverbale. Prima ancora della parola il bambino ci parla con i gesti, con una particolare inflessione del pianto, con lo sguardo e il sorriso. Lo studio di questo linguaggio speciale si è sviluppato nell’ambito della Psicologia Prenatale e di Nascita

L’idea che la nascita possa essere dolorosa per il bambino così come lo è per la madre, ad oggi ha ancora poco peso. Questa disciplina porta l’attenzione a riconoscere che l’esperienza nell’utero materno e l’esperienza della nascita, modellano la vita del bambino e poi dell’adulto, il senso di chi siamo e il mondo che abitiamo

 

Tutte le esperienze che il bambino ha vissuto in utero durante la gravidanza e il parto, influiscono sul comportamento e sulla personalità del neonato, condizionandolo anche nella sua crescita e nella sua vita da adulto.

Diventa importante l’osservazione diretta del bambino, e del bambino con i genitori.

Queste sessioni, oltre a promuovere una crescita armonica del piccolo, sono utili ai genitori per riuscire ad interpretare il linguaggio corporeo del proprio figlio, il suo pianto, per comprendere i suoi bisogni anche attraverso il racconto delle esperienze vissute in utero e durante il parto

Grazie a questo approccio i genitori possono comprendere meglio il comportamento e i messaggi che il loro bambino manda (ad esempio il pianto continuo, difficoltà del sonno) e capire più chiaramente ciò che il neonato non sa raccontare a parole.

Noi tutti tratteniamo esperienze nei nostri corpi e il concetto di memoria del corpo è ormai ampiamente riconosciuto (soprattutto tra i terapeuti ad orientamento corporeo)

Crescendo non veniamo educati o incoraggiati a portare attenzione al nostro mondo interno di sensazioni e immagini. La conoscenza cognitiva diventa prioritaria e noi perdiamo il contatto con il flusso dell’esperienza incarnata. I bambini invece sono profondamente immersi nella loro esperienza corporea, che è immediata e vitale e riescono ad esprimerla senza inibizioni.

 

Kariton Terry (fondatore dell’Institute for Pre and Perinatal Education in Svizzera) lo definisce “Baby Body Language”, un’intera gamma di espressioni emotive, che va dalla disperazione intensa alla gioia radiosa.

I bambini sono molto più in contatto con le memorie del corpo rispetto all’adulto

(Tratto da un’intervista di Matthew Appleton)